Occhi sul Web        

giovedì 12 giugno 2008

Canone RAI, e ora si parla di abolizione



Il Canone RAI è a rischio. La quantità di denaro dei contribuenti che ogni anno confluisce nelle casse della Radiotelevisione di Stato potrebbe diminuire drasticamente, il fiume ininterrotto potrebbe interrompersi, forse persino del tutto. Ieri il senatore del PDL Alessio Butti ha confermato che sta per depositare al Senato una proposta di legge che mira alla riduzione del Canone, una riduzione che però non basta agli alleati della Lega, che reclamano l'abolizione.

In particolare la Lega ha presentato una proposta di normativa che potrebbe spazzare via una delle imposte più invise agli italiani. Secondo Davide Caparini, primo firmatario, "il canone di abbonamento della RAI è diventato una vera e propria tassa di possesso sulla televisione, un balzello antiquato ed iniquo che non ha motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dell'apporto delle nuove tecnologie".

Su un fronte Caparini e Butti sono d'accordo: sulla enorme quantità di italiani che evadono il canone. Una evasione che in qualche modo viene compresa, se non giustificata, perché avviene a fronte di una "imposta ingiusta, territorialmente e socialmente, anche perché colpisce indiscriminatamente, indipendentemente dal reddito, dall'età e dall'utilizzo, e in particolar modo le fasce più deboli della popolazione". Caparini ha anche tirato fuori un argomento spesso sottaciuto, ossia la natura di imposta del Canone: sancita dalla Corte Costituzionale, significa che deve essere basata sulla capacità contributiva del soggetto e non sul possesso di questo o quell'apparecchio.

Ma non è tutto qui. La RAI è sotto attacco anche sul fronte dei "falsi ispettori RAI" e sulle modalità di riscossione scelte dall'azienda, a detta di Caparini "profondamente lesive dei diritti del cittadino". "La RAI - spiega Caparini - ha sottoscritto una convenzione con l'Amministrazione finanziaria e in particolare con l'Agenzia delle entrate SAT. Che a sua volta subappalta ad una concessionaria. A coloro che hanno cambiato residenza o domicilio o che non hanno mai sottoscritto un abbonamento alla RAI o che hanno effettuato regolare disdetta del canone può capitare di imbattersi in falsi ispettori della RAI che, in modo subdolo e disonesto, tentano di far firmare un impegno alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento alla RAI".

Non sono peraltro molto distanti da quelle di Caparini le posizioni di Butti, entrambe raccolte da AdnKronos: a suo dire il canone "è molto elevato". Butti difende il fatto che è una imposta "e come tale va pagata" ma afferma la necessità che venga ridotta.

Più curiose le affermazioni di Butti secondo cui è inaccettabile che "usufruiscano del servizio radiotelevisivo pubblico sia i furbi che non pagano il canone sia i fessi che invece pagano regolarmente e che entrambe le categorie usufruiscano del servizio radiotelevisivo pubblico". Curiose perché, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, oggi in Italia nessuno sa ancora dire chi abbia il dovere di pagare il Canone e perché.

Ad ogni modo, l'idea che il canone sia abolito non piace al Partito Democratico. Secondo il senatore Luigi Zanda, già consigliere RAI, "un conto è ipotizzare riduzioni del canone a favore di anziani con basso reddito, perché questo è sicuramente un problema di carattere sociale molto evidente, ma quella del canone RAI non è questione che si possa affrontare con superficialità". A suo dire abolirlo è improponibile perché "per la la tv pubblica esistono precisi e molto limitati tetti di pubblicità che le tv commerciali non hanno". Secondo Zanda è necessario garantire il servizio pubblico ed intervenire semmai sulla qualità dei programmi.

Il problema di fondo, però, rimane sempre quello: chi deve pagare il Canone RAI? E perché? Lo si deve pagare anche se non si ha una televisione ma si utilizza un personal computer? E chi lo dice? Dopo anni di scaricabarile istituzionali dove l'unica certezza è data dal fatto che qualcuno il Canone lo riscuote, si torna a chiedere questa volta in Parlamento una parola definitiva, una chiarezza su quello che è divenuto uno dei grandi misteri italiani.

"Canone Rai anche per un pc? Una domanda semplice, una richiesta elementare di chiarezza che da anni rivolgo ad ogni possibile istituzione competente, senza successo alcuno e che oggi ripropongo con una interrogazione parlamentare depositata insieme al sen. Marco Perduca. Chissà che con una nuova legislatura, un nuovo Governo, un nuovo clima e nuovi ministri non otterrò finalmente una risposta". Così Donatella Poretti, radicale del Partito Democratico, che ha presentato un'interrogazione ai ministeri dello Sviluppo economico e dell'Economia e delle Finanze.

A suo dire "fra rimpalli di responsabilità e l'assenza di qualsiasi conferma ufficiale, migliaia di famiglie sono state oggetto di richieste di pagamento del canone per il solo possesso di un pc o un videofonino, spesso attraverso cartelle esattoriali e provvedimenti di riscossione. Una situazione aggravata dalla disparità di trattamento riservata invece alle oltre 4 milioni di imprese con connessione Internet, e quindi anche di un pc, alle quali il canone non viene richiesto".

Nell'interrogazione parlamentare Poretti e Perduca chiedono di sapere "quali degli apparecchi (...) presuppongono il pagamento del canone di abbonamento: videoregistratore, registratore dvd, computer senza scheda tv con connessione ad Internet, computer senza scheda tv e senza connessione Internet, videofonino, tvfonino, ipod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a se stante (senza computer annesso), monitor del citofono, modem, decoder, videocamera, macchina fotografica digitale".

Va detto che fino ad oggi le varie realtà istituzionali interpellate - in particolare da ADUC, l'associazione degli utenti e dei consumatori che ha promosso una approfondita inchiesta sul Canone RAI e che ha raccolto più di 200mila firme per la sua abolizione - non hanno mai saputo offrire risposte definitive, spesso per dichiarata incompetenza a decidere e altre volte perché troppo indaffarate per rispondere al quesito. Naturalmente, in caso di abolizione tutti i problemi di comprensione su cosa sia e dove vada il Canone RAI sarebbero superati d'un sol colpo.


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Studio Legale, rimborsi per i Cittadini Italiani



Occhi sempre aperti quando si ricevono email inattese, soprattutto se si dispone di un sistema Windows che potrebbe rivelarsi vulnerabile: è in circolazione in queste ore l'ennesimo messaggio spammatorio, condito però da un buon livello di ingegneria sociale e da un allegato infetto.

La mail che secondo le segnalazioni giunte a Punto Informatico sembra aver già raggiunto una enorme quantità di utenti italiani si presenta con un titolo ammiccante: "Studio Legale - Rimborsi per i Cittadini Italiani", e il mittente parla di "Studio Legale No Profit".

Anche il testo è tutto teso a dimostrare che vi sarebbe la possibilità per gli italiani di ottenere un risarcimento per l'affaire redditi online delle scorse settimane.

Firmata da un inesistente avvocato Corbetta, la mail parla di un possibile risarcimento di 1000 euro. Ecco il testo:

la lettera incriminata


A segnalare la cosa è, tra gli altri, l'avvocato Daniele Minotti sul suo blog dove spiega di aver persino accertato che l'avvocato citato dal messaggio neppure esiste. E scrive: "Puzza di bruciato lontano in miglio. Ho fatto qualche piccolissimo accertamento. Il collega menzionato pare non esistere, l'indirizzo di provenienza fa riferimento ad un dominio di un ortofrutta (sic), l'italiano è buono (ma non perfetto) mentre il "giuridico" lascia un po' a desiderare (i dati di reddito non sono sensibili). Non ho verificato i numeri di telefono, ma qui, per cautela, non li metto. E così anche l'indirizzo del presunto "Studio Legale No Profit. Ecco il testo. Okkio... non aprire l'allegato".

Già, l'allegato è uno zip dal nome invitante "Modulo Rimborso.zip", ma anziché proporre un modo per recuperare il fantomatico risarcimento piazza sui computer che trova vulnerabili un trojan, un codice che apre una porta di comunicazione del computer e scaricare ulteriori codici infetti.

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Stipendi programmatori e informatici in Italia confrontati con quelli USA. Grandi differenze.



Ikaro, alias Daniele De Gregorio, IT manager presso Gismondi & Associati, ha confrontato gli stipendi annui delle principali specializzazioni nel campo dell’Information Technology statunitensi con quelli italiani.

Vediamo alcuni confronti nel dettaglio. Il responsabile IT è colui che supervisiona e coordina il reparto informatico aziendale per assicurare efficienza e affidabilità dei sistemi informatici e di rete: negli USA guadagna 100.000 dollari, in Italia 51.000 euro.

L’amministratore Data Base si occupa di organizzare i dati in maniera logica e coerente al fine di garantire sicurezza e accessibilità nel tempo e sviluppa strumenti in tal senso: negli USA guadagna 85.000 dollari, in Italia 28.000 euro.

Il programmatore, cioè colui che si occupa di trascrivere codice e testare routing ed algoritmi, negli USA percepisce uno stipendio annuo di 71.000 dollari, in Italia di 22.000 euro.

C’è poi il web developer, la persona che progetta e programma un sito base: negli USA viene pagato 68.000 dollari all’anno, in Italia 22.000 euro.

Infine il caso del gestore di rete: 64.000 dollari negli Stati Uniti, 23.000 euro in Italia.

De Gregorio segnala che nel Belpaese a lievitare sono soprattutto gli stipendi dei manager, mentre chi ricopre qualifiche operative ha poche prospettive di crescita economica.

Secondo l’autore del pezzo, tale situazione costituisce un errore strategico da parte del mercato del lavoro, perché se il talento non viene valutato, di fatto lo si lascia marcire nell’ambiente di lavoro, creando tutti i presupposti per rendere i lavoratori apatici e senza stimoli, fino a generare la separazione dall’azienda.



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martedì 10 giugno 2008

La nuova era dell'iPhone: Veloce, con il Gps e a colori



Il prezzo consigliato da Apple è di 199 dollari. In Italia costerà dai 499euro (8giga) ai 569euro (16giga) per le schede prepagate. Ma ci saranno anche tariffe più basse



Questa volta «l'i-Day» di Steve Jobs ha un solo nome: iPhone 3G. Il cellulare di nuova generazione, in diversi colori, che il guru-boss della Apple presenta alla Worldwide Developers Conference, arriverà l'11 luglio contemporaneamente su 22 nuovi mercati, fra cui l'Italia con Tim e Vodafone. Jobs ha annunciato che negli Stati Uniti il prezzo sarà ridotto dai 399 dollari della vecchia versione a 199 dollari. Un costo consigliato anche negli altri Paesi, dove però molto dipenderà dalle tariffe applicate dalle compagnie telefoniche. In Italia, il prezzo potrebbe essere di 130 euro per il primo modello, ma alcuni parlano di 90 euro se comprato tramite abbonamento con Tim o Vodafone che lo lancieranno l'11 Luglio prossimo.

«Questo è il telefono che ha cambiato il telefono per sempre», sorride Steve Jobs. Ormai è chiaro, con l'iPhone Jobs vuole aprire una nuova era: il mondo post-pc. Il telefono che serve solo, o principalmente, per telefonare, sta scomparendo negli Usa. In Europa, secondo Gartner, entro il 2011 gli smartphone occuperanno l'80% delle vendite. «In questo primo anno abbiamo venduto 6 milioni di iPhone», ha ricordato Steve Jobs sul palco con i tradizionali jeans e il dolcevita nero. «Oggi vi presento l'iPhone 3G: più veloce nella navigazione rispetto al sistema Edge». E per essere più convincente si affida a una dimostrazione in tempo reale: 21 secondi nella versione 3G contro 51 in quella Edge per scaricare la stessa pagina. «E vi posso garantire che l'iPhone è più veloce del 36% rispetto ai concorrenti».

Poi i dati sulle batterie che rappresentavano la vera incognita: il nuovo iPhone ha una autonomia di 300 ore in stand by, 10 ore di chiacchiere con il 2G e 5 con il 3G, navigando in Internet con browser resiste 5-6 ore, mentre i video possono essere consumati per 7 ore e gli audio per 24. Tra le novità anche la funzione Gps, che permetterà la geo-localizzazione come un navigatore per le auto. Il nuovo iPhone potrà dialogare facilmente con il database dei Mac e avvalersi della tecnologia «push» per varie applicazioni, tra le quali la email. L'obiettivo è dare all'utente la possibilità di costruire uno stesso ambiente condiviso sia sul compu-ter, sia sul cellulare. In questo modo l'iPhone si trasforma in una scrivania personalizzata dove si ritrovano tutti gli oggetti e i documenti di cui abbiamo bisogno per il lavoro anche in mobilità.

Tra le nuove applicazioni sviluppate per l'iPhone 2.0 colpiscono la possibilità di fare commercio elettronico con eBay, di aggiornare il proprio grazie alle funzioni sviluppate da TypePad, una serie di giochi pensati per il touch-screen e un programma che simula sul display gli strumenti musicali permettendo di comporre musica. Nel nuovo iPhone sono inseriti tutti i programmi Mac: iWork, Page, Number, Keynote; ma anche quelli del «rivale» Bill Gates: da Word a Power Point. L'ufficio viaggia insieme all'utente, sempre e ovunque.

Il problema, per Steve Jobs, non è chi preverrà nella battaglia online: Facebook, Google, o entrambi. Steve Jobs vuole essere sicuro che, chiunque sia il vincitore, i consumatori sceglieranno i suoi prodotti per vivere quella esperienza. «Oggi siamo presenti in 6 Paesi, ma nei prossimi mesi copriremo 25 nuove nazioni e entro la fine dell'anno raggiungeremo 70 Paesi nel mondo», ha assicurato il guru della Apple.«Il nuovo iPhone 3G dovrà essere ovunque. E questa è solo la partenza!» dice Steve Jobs prima di lasciare il palco. È nata una nuova generazione: l'iPhone 2.0.

Ci sono anche dei limiti, però: gli unici programmi che potranno essere utilizzati sono quelli distribuiti ufficialmente da Apple attraverso l’AppStore, il negozio virtuale dal quale si può scaricare il software via EDGE e UMTS solo se inferiore ai 10 Mbyte. I prezzi per ogni singolo programma dipendono dallo sviluppatore, anche se è stata assicurata la presenza di software gratuiti. E gli sviluppatori devono seguire le regole dettate da Apple e versare il 30 per cento dei loro profitti all’azienda di Jobs.

Tra le altre applicazioni mostrate in demo a San Francisco, segnaliamo, infine, due giochi sviluppati da Pangea Software (Enigmo e Cro-Mag Rally), il potenziato Super Monkey Ball di Sega, un’applicazione musicale Band che trasforma l’iPone 3G in una pianola touch-screen, e due applicazioni mediche di medical imaging.


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