La Sardegna è la prima regione italiana interamente convertita alla televisione digitale terrestre. Il percorso iniziato nel mese di ottobre si è concluso in questi giorni e ora tutti i cittadini sardi hanno accesso a una nuova offerta digitale gratuita composta da 59 canali, contro i 26 canali precedentemente forniti dalla televisione analogica.
Oltre alla crescita della proposta televisiva, il passaggio al digitale ha consentito di individuare un dividendo digitale di due frequenze e, secondo Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, anche nelle altre regioni si libereranno le cosiddette frequenze UHF (Ultra High Frequency), utilizzate al momento dalla maggior parte dei canali televisivi, dalla telefonia cellulare e nelle reti wireless.
Si potrebbe quindi aprire anche in Italia la possibilità di utilizzare le frequenze liberate per costruire la nuova banda larga mobile, ovvero il cosiddetto Wi-Fi 2.0, a cui negli Stati Uniti è già stato dato il via libera da parte della Federal Communications Commission: una nuova rete di collegamenti wireless a banda larga che consentirà di ottenere una velocità di trasmissione dati di miliardi di bit al secondo e soprattutto di raggiungere le zone rurali del Paese, che ancora soffrono un certo digital divide.
Da più parti si spera che il Governo italiano voglia seguire l’esempio statunitense, come d’altronde è stato deciso in altri Paesi europei, fra i quali la Francia, la Svezia, il Regno Unito, Malta, la Danimarca e la Finlandia. In Italia il problema del digital divide è molto sentito, così come la carenza di una concorrenza virtuosa impone a tutt’oggi costi di connessione più elevati rispetto ad altre aree europee. Realizzare una rete di collegamenti wireless a banda larga consentirebbe di raggiungere le zone attualmente non coperte dalle linee ADSL tradizionali e di fornire connessioni a prezzi più bassi.
Al momento non è arrivato alcun pronunciamento da parte del Governo e delle istituzioni interessate, ma una decisione sembra imminente, anche per rispondere a una legge europea che dovrebbe essere approvata entro la fine dell’anno, volta a stabilire norme per la gestione del dividendo digitale all’interno della UE.Fonte
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