Dopo pochi mesi dal lancio del MBR rootkit, quest'ultimo diventò una delle peggiori minacce dello scorso anno, con decine di migliaia di PC infetti.
Anche se la prima variante del MBR rootkit non viene ancora individuata da alcuni prodotti antivirus, i suoi creatori hanno deciso di svilupparne una nuova versione, capace di passare inosservata a tutti i prodotti di sicurezza, anche quelli che si erano dimostrati in grado di individuare la prima release. I nostri laboratori di ricerca hanno cominciato a ricevere nuove segnalazioni di questa infezione dai primi giorni di Aprile.
Se il primo MBR rootkit era già sufficientemente complesso, questa nuova variante è ancor più complessa da individuare. Il Master Boot Record è ancora l’obiettivo principale, ma il modo con cui il rootkit si nasconde nel sistema è qualcosa di tecnologicamente impressionante. Entro fine settimana rilasceremo un nuovo prodotto, Prevx 3.0, che tra le altre cose è in grado di individuare e rimuovere l’infezione gratuitamente.
La prima variante del MBR rootkit utilizzava degli IRP hook per filtrare ogni tentativo di accedere in lettura e scrittura al MBR.
Manomettere il driver disk.sys significa lavorare veramente in profondità, riuscendo a rendere inoffensivi anche quei prodotti di sicurezza che affermano di leggere i dischi a basso livello.
Tuttavia, quando il MBR rootkit infettava il sistema, era comunque semplice capire che il sistema era stato compromesso a causa della presenza di thread di sistema orfani e hook IRP che puntavano a zone di memoria non identificabili.
La nuova versione del MBR rootkit è sufficientemente intelligente da far passare un brutto quarto d’ora ai ricercatori, a causa delle tecniche di hooking molto più avanzate e di una presenza massiccia di codice offuscato. Il rootkit sta ancora utilizzando hook IRP, ma in maniera molto più subdola.
Questo hook, utilizzato per nascondere il MBR, è configurato al volo, in tempo reale, ogni volta che il rootkit intercetta un tentativo di leggere il Master boot Record aprendo un handle al diso rigido. Poi, quando l’handle viene chiuso, l’hook è rimosso immediatamente dal rootkit. Tutto risulta pulito, nessun hook immediatamente riscontrabile.
Ecco la cosa più impressionante: per capire quando qualcuno tenta di aprire un handle al disco, il rootkit utilizza una tecnica denominata Direct Kernel Object Hooking. Questa tecnica, già conosciuta da diverso tempo ma poco utilizzata a causa della complessità, attacca gli oggetti del kernel di Windows. Facendo ciò, eventuali attacker possono controllare ed alterare il comportamento del sistema operativo sedendo in uno dei posti in prima fila. Alcune varianti del rootkit Rustock hanno utilizzato questa tecnica.
Tuttavia, anche questo attacco può essere individuato. In verità, se si tenta una scansione dei Windows kernel objects su un sistema infetto dal MBR rootkit, niente sembrerà essere stato manomesso. I creatori del MBR rootkit sapevano di poter andare più in profondità del semplice DKOH, e lo hanno fatto.
Come funziona il nuovo MBR rootkit? Si tratta solo di un’applicazione più complessa e più in profondità, ma il concetto è praticamente lo stesso.
Spiegato nella maniera più semplice possibile, ogni oggetto come un oggetto device in Windows è definito da una struttura immediatamente precedente l’oggetto stesso. Questa struttura, denonimata object header, definice l’oggetto, assegnandolo al relativo kernel object. Per esempio, il device object \Device\Harddisk0\DR0 è definito come kernel object “Device”.Ora, se qualcuno volesse manomettere l’oggetto di sistema “Device”, potrebbe rimpiazzare i suoi metodi. Tuttavia sarebbe facilmente identificabile da una qualsiasi scansione degli oggetti di Windows. Questo non è quello che gli autori del MBR rootkit vorrebbero, l’infezione non sarebbe sufficientemente nascosta.
Dunque cosa hanno deciso di fare? Hanno creato un oggetto di Windows personalizzato, sulla falsa riga del kernel object “Device”. Questo nuovo object, tuttavia, è manomesso.
Facendo ciò, l’hook sarà totalmente invisibile ad una semplice scansione anti-DKOH perché i kernel object non sono stati alterati.
Il funzionamento di questa infezione è veramente impressionante. Un altro motivo per cui non dovremmo veramente preoccuparci al momento di SMM rootkit o attacchi alle CPU più di quanto non dovremmo già esserlo per le minacce attuali. Neprodoor, il nuovo MBR rootkit e molti altri sono tutti attacchi in the wild che stanno mettendo in evidenza le difficoltà dei prodotti di sicurezza a combattere contro questi malware.
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